13/05/08

Intervallo: Juno e Adamo

Non ho tempo di seguire tutti gli avvenimenti della scena politica italiana. O forse è perchè o il portatile in riparazione. Ad ogni modo non volevo parlare solo di politica in questo blog. Alla fine parlare di fenomeni culturali o di costume è fare politica, in un certo senso. Non posso mica stare sempre qui a scrivere. Gli scorsi giorni faceva davvero bel tempo a Bologna. Questo periodo ho un sacco di esami e devo cominciare a lavorare sulla tesi.

Ok, dovrebbero bastare come scuse per non aver commentato il "caso" Travaglio, l'ultima cazzata del Papa sulla 194, Brunetta che spara sul mucchio e Berlusconi che...beh, qualcosa avrà detto questi giorni, non è mai stato più di una settimana senza tirarne fuori una. Dicevo, bastano? ad ogni modo, ora, intervallo! che poi significa un po' di cinema (mi sembra anche azzeccato).

Premetto che sono molto meno cinefilo di quanto vorrei (ma ci sto lavorando, quindi potrei parlare di cinema più spesso di quanto non pronosticassi all'apertura del blog), tuttavia un paio di film visti recentemente mi hanno colpito e credo vadano commentati assieme, parlo di Juno e Le Mele di Adamo.


Parto dal secondo, che dei due è decisamente il più ben fatto (e probabilmente non lo avete visto). Le Mele di Adamo è la storia di un neonazi che per scontare un periodo di riabilitazione sociale deve trascorrere del tempo presso una chiesa, non si sa bene cosa abbia fatto, ad ogni modo viene accolto da un improbabile pastore che gli affida una missione a sua scelta: Adam decide di preparare una torta di mele (e, in qualche modo, ce la farà). C'è una cosa però che la trama scritta in questa maniera non dice, ovvero il modo in cui il film è stato poi costruito (senza addentrarmi in tecnicismi che non conosco, vado a braccio che mi viene meglio), ovvero come questa storia arriva alla sua tragicomica conlcusione.

Quello che Adam (ma più che altro lo spettatore) impara nella chiesa, e che gli viene costantemente ricordato da una Bibbia che cadendo a terra si apre sempre nello stesso punto, è la parabola umana di Giobbe (si, quello della Bibbia) sui volti e nelle vite di tre persone (il prete e due "ospiti" che sarebbero dovuti essere temporanei ma si sono fermati), cristallizzati in una reazione al limite della nevrosi di fronte alle devastanti avversità che la vita ha dato loro da affrontare (non ve le elenco altrimenti bollereste il film come una trashata indegna, e davvero non lo merita). Meglio, che Dio ha dato loro da affrontare, perchè in questo film Dio c'è e la sua presenza si fa sentire in maniera molto distinta.

Anche Adam, entrato nell'orbita di Dio (forse il messaggio del regista è che Dio esiste ma si è ritirato nella tranquilla campagna danese?), incontra tutta una serie di ostacoli talmente esagerati da apparire quasi inverosomili in quella che dovrebbe essere una missione molto elementare (la torta di mele, ricordate?). In qualche maniera, tuttavia, è Adam a sbloccare non solo sè stesso ma tutti gli altri con sè, portando alla fine del film ciascuno a una conclusione. Tutto bene? no, perchè (e qui sta il tragicomico) le conclusioni, alla fine, non sono decisamente come ce le si aspettava, le si desiderava, le si progettava. Questi quattro uomini ne escono si vivi, ma più che altro sopravvissuti, mutati, e in qualche maniera...peggiori. E' la parodia di ogni happy ending hollywoodiano, meglio, la sua resa in chiave grottesca. Ed è perfetta, e più vera.

E ora passiamo a Juno, film portato sotto le luci della ribalta (perlomeno in Italia) soprattutto da Giuliano Ferrara con la sua battaglia per la criminalizzazione dell'aborto. Prima considerazione: non si capisce come Juno possa servire a una battaglia contro l'aborto. Sembrerebbe scontato in realtà: una ragazzina resta incinta, intende abortire ma decide infine di tenere il bambino, eccolo là! Sembrerebbe però, dato che in realtà la nostra eroina prende la decisione in meno di un minuto di proiezione. E il conflitto interiore? e la profonda riflessione sulla Vita che dovrebbe convincere le donne di tutto il mondo a unirsi ma soprattutto a non abortire? e la denuncia dello scandalo sociale di luoghi squallidi invoglianti all'aborto e privi di qualsiasi conforto per le giovani ragazze future madri? tutto in un minuto. Grazie. Da parte degli abortisti, intendo.

E la cosa in realtà si ripete per tutto il film, caratterizzato da una spaventosa mancanza di conflitti. Juno ha dei genitori che la prendono tutto sommato bene perchè la amano, un'amica che le da buoni consigli ed è sempre disponibile, un ragazzo che pure se un po' sfigato e trattato da pirla è pronto a tornare da lei quando ne ha bisogno, trova subito una coppia adottiva perfetta, quando il padre adottivo si chiama fuori (dopo essersi vagamente invaghito di Juno, ma alla fine non glielo confessa nemmeno) la sua compagna tiene lo stesso il bambino...e lei mantiene di fronte a ciascun ostacolo una leggerezza e una calma quasi indisponenti, che verrebbe da dire "ma piangi, cristo!". Una volta sola in tutta la durata del film saremo esauditi, e poi il regista si sbrigherà a correggere l'unica trovata degna di nota con un colpo di mano della nostra positivissima eroina.

Insomma, Juno è un susseguirsi di falsi ostacoli saltati con leggerezza e, dopo il pianto finale, tutto va a posto. Come a dire "ma si, che sarà mai partorire...take it easy!". Chiaro che un messaggio del genere non può essere preso sul serio da nessuno (tranne che da Ferrara, suppongo) che voglia davvero cercare di capire un impresa così difficile come il decidere di una vita umana che cresce nella tua pancia, e che dipende dalle tue decisioni non solo il se vivrà o meno, ma una parte della strada che farà nella vita.

La differenza tra i due film è proprio questa: uno, nonostante le sue esagerazioni e il suo spingere a volte sul grottesco, ci parla della fottuta realtà delle cose, l'altro ci propina una sorta di fiabetta a stento godibile (non è molto divertente nemmeno come classica commedia americana, anche se non annoia). Resta da capire se le velleità da Grande Film di Juno sono un'invenzione di Ferrara o se è il regista a crederci davvero. In quel caso, illuso.

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