Innanzitutto bisogna ricordare cosa successe l'8 Settembre del '43, quando il nuovo capo del governo, Pietro Badoglio, lesse alla radio questo messaggio:
Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza
Dal caos che si formò subito dopo, con la Germania che prese possesso della penisola mentre i Reali e il governo scappavano al Sud, uscirono due entità: la Repubblica Sociale Italiana (fondata da Mussolini a Salò ma in pratica controllata dai nazisti) e la multiforme massa di persone chiamata collettivamente col nome di Resistenza, che se anche dovette passare attraverso contrasti e diatribe interne seppe coadiuvare gli Alleati nella dura lotta di liberazione del territorio italiano, e dare un'impronta democratica, libertaria e antifascista alla Costituzione qualche anno più tardi. Questo movimento era come un'idra, tante teste per un corpo solo nel bene e nel male (e sul male che fecero alcuni partigiani ormai si scrive da tempo, anche se Pansa è convinto di dissotterrare in continuazione lo stesso cadavere fresco), e se anche qualcuno aveva sogni sovietici ed antidemocratici ebbe la buona creanza di accantonarli, e combattere per una nazione che aveva bisogno di pace. Per questo la festa del 25 Aprile celebra chi stava da quella parte là, quella di chi voleva la Liberazione dell'Italia dalle truppe nazifasciste, e non è semplicemente la festa dei caduti della guerra.
Un'altra considerazione da fare è che la Resistenza non è un semplice fatto storico, circoscritto a un certo periodo di tempo e dotato di un significato univoco: è invece il mito fondante della nostra Repubblica. Mi spiego meglio, ogni nazione ha alla sua origine un processo di mitopoiesi, come Roma aveva il viaggio di Enea e Atene il dono della Legge da parte della dea omonima, dai miti uno stato trae la sua legittimità, perlomeno nell'immaginario collettivo (e non va mai sottovalutata l'importanza dell'immaginario collettivo). Berlusconi, che proprio lavorando sulle immagini degli italiani si è fatto una carriera politica, si è da un lato prestato all'eterna battaglia della destra (non parlo della democrazia cristiana ma degli ex missini), ovvero far perdere di significato alla Resistenza e rendere nebulose le origine della Repubblica così da potersi infilare senza compromessi nel gioco politico (leggi: senza rinnegare, nemmeno pubblicamente, le loro origini fasciste), dall'altro lato ha portato un know how mistificatorio di livello decisamente superiore. In fondo lavora coi messaggi da più di vent'anni, è una materia che sa maneggiare molto bene.
Cambiare il nome da festa della Liberazione a festa della Libertà, invocare rispetto e pietà per i combattenti della parte avversa, instillare dubbi sulla sincerità delle intenzioni di una parte (quella peggio digerita) del movimento partigiano, sono tutti trucchi, tecniche che mirano non tanto a screditare la festa del 25 Aprile quanto a cambiarla di significato. L'idea di Berlusconi, e di tutta la galassia che ruota attorno alla sua personalità politica, è quella di costruire una sorta di immagine istituzionale che a loro è finora un po' mancata per certi versi, ma come per la Costituzione che invece di essere rispettata si cerca di adeguare ai propri canoni di rispettabilità, così anche per la Storia e i valori della nostra Repubblica l'approccio è dal lato sbagliato: invece di andare loro incontro, si resta fermi e si pretende che siano loro ad adattarsi.
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